Oggi mi sono
alzata con l'omicidio in mente.
Non garantisco che quella di oggi sarà una
giornata pacifica.
La zia è nel
panico da una settimana perché oggi dovranno venire SIA la donna delle pulizie SIA
il tizio delle caldaia. Per lei gestire due persone contemporaneamente è
troppo, quindi ci ha detto in maniera piuttosto esplicita che oggi ci vuole
fuori dalle palle. Il fatto è, signori miei, che tali figuri non verranno prima
delle dieci ma la zia, per prepararsi meglio psicologicamente al fatto, ha
pensato bene di alzarsi alle sei.
Fin qui
tutto fila e voi vi starete chiedendo il motivo della mia aggressività
repressa. Vi annuncio ufficialmente che ha deciso anche, come ogni mattina in cui
lei si alza prima, che sarebbe stato bene se ci fossimo alzati tutti. Ma lei
non è una persona comune, né tanto meno un essere umano dotato di empatia. E ha
iniziato dunque a sbattere tutto quello che è possibile sbattere su questo
mondo, dalla federa del divano al cane innocente. Mi ha sbattuto anche i
testicoli uno per volta. Poi, realizzando che alle sei non mi sarei alzata
neanche per l'emergenza di un immediato sterminio di massa, ha pensato
(difficile utilizzare questo verbo a cuor leggero quando si tratta di lei) che
sarebbe stato ancora meglio se avesse
acceso la luce del corridoio e avesse cantato la Traviata a squarciagola.
Adesso, mettendo da parte lo stupore per il fatto che conosca una melodia diversa
da quella della sigla di Pomeriggio Cinque, capirete che tutto questo è follia.
Ma la cosa
non finisce qui, se è quello che temevate. Mia cugina, che era già sveglia
dalle tre e mezzo per ripassare per l'esame di oggi, si stava preparando i
vestiti in religioso silenzio nella nostra stanza quando è arrivata lei,
l'origine di tutti i miei mali. Mi ha scrutato con fastidio per il fatto che
osassi poltrire a letto mentre lei si era alzata da almeno 7 minuti e ha
borbottato con tutta la cattiveria che le è intrinseca: "ma accenditela la
luce". E come a rallentatore ho visto quell'insaccato di grasso che in
molti si ostinano a chiamare dito avvicinarsi gradatamente all'interruttore
della luce. Se ci trovassimo in un film horror finirebbe tutto qui e anzi il
regista sarebbe comunque costretto a rilasciare un comunicato stampa in cui si
scusa pubblicamente per aver traumatizzato le masse in maniera così oscena. Ma
ci troviamo a casa Zia dove tutto è possibile e dove la trama non si evolve mai
verso un lieto fine. Eccoci qua, intrappolati i
un gioco di sguardi, io, Berenice e la Zia. Berenice ha sbarrato gli
occhi nella mia direzione e si è portata una mano alla bocca prevedendo cosa
sarebbe accaduto a breve, io ho fissato la zia con tutto l'odio di cui sono
capace sperando di appiccarle fuoco con la mente, Lei ha osservato le mie
reazioni compiaciuta, con quegli occhi perversi da lampadina da 500 watt. E
luce fu. Ho sentito subito le cornee bruciare e per un primo. folle momento ho
sperato che il mio tentativo di incendiarla avesse funzionato. Fiamme, fiamme
ovunque.
Mi arrostii
come un vampiro esposto alla diretta luce del sole.