martedì 7 ottobre 2014

La Zia vs. la Casa

Non c’è giorno in cui la Zia non mi ricordi che questa non è casa mia e che qui sono solamente un’ospite di passaggio. Alla faccia dell’ospitalità. Rimpiango ancora oggi il giorno in cui mi sono lasciata convincere da lei in persona a compiere la scelta del trasferimento. Mi ha pregato e implorato: “Sì, dai, vieni a casa mia. C’è tanto di quello spazio…” Dannata me. E dire che avevo il sentore che sarebbe finita così.
Gli appendini per i cappotti sono per me, e per mia cugina Berenice nel periodo in cui viveva con noi, off-limits. Nel corridoio vi è uno specchio gigante su cui sono disposti ben quattro appendini. L’anno scorso eravamo solite appendere i nostri due cappotti su uno di quelli e puntualmente, dopo neanche quaranta minuti, li ritrovavamo stropicciati e spiegazzati sul letto della nostra stanza. Abbiamo provato a ripetere l’azione tre o quattro volte, con gli stessi identici risultati. Il tutto fino a che la Zia non ha iniziato a sclerare di brutto perché “non abbiamo rispetto delle sue cose”, “quasi la stiamo sfrattando” e “i cappotti vanno appesi dentro l’armadio”. Ogni volta che entro o esco da casa, il che succede parecchie volte durante la giornata, dovrei dunque arrampicarmi dentro l’armadio per appendere (o recuperare) il mio sciagurato cappotto con la consapevolezza che nel corridoio ci sono quattro appendini (creati apposta per appenderci i cappotti) che non posso utilizzare. Sarebbe lecito pensare che la Zia li voglia liberi per puro senso estetico… e invece no. Su uno degli appendini ha appeso  pantaloni e maglietta, su un altro la sciarpa, su un altro ancora il suo smanicato, e sull’ultimo il nulla assoluto. Non importa che sia libero o meno, è comunque proibito.
Il bagno degli ospiti, quello che io e Berenice dividevamo, è immenso. Quando siamo arrivate la zia si è occupata personalmente e senza alcuna richiesta da parte nostra di svuotare due piccoli scompartimenti nel mobile che si trova sotto il lavandino. Il suo delirio l’ha apparentemente spinta a dimenticare il particolare che è stata lei a svuotarlo e a chiederci di depositare shampoo, balsamo e trucchi vari lì dentro.
Quando uno sventurato visitatore mette piede in casa della Zia deve sorbirsi la tirata su come noi, e adesso solo io, stiamo cercando di buttarla fuori di casa. Si dirige in bagno dove apre le ante dei nostri scompartimenti inveendo ed esclamando “Guarda! Si sono prese tutto! Non ho neanche più spazio per le mie cose!” Cose che sono seminate dappertutto, sia nel suo bagno personale che in quello degli ospiti, e  che non usa. Ombretti, matite, rossetti, correttori anti-età, per le borse sotto gli occhi, smalti che non sa come utilizzare, cremine per le rughe del mento, delle orecchie, delle palpebre… di tutto e di più. Roba che continua a comprare, che si è dimenticata di avere e che, è convinta, noi rubiamo. Già, perché fremo dalla voglia di impiastricciarmi la faccia con i sieri anti-età. Ma soprassediamo sulle sue paranoie e parliamo invece di vestiti. La Zia non possiede un porta-panni per i vestiti sporchi e non vuole assolutamente che noi alteriamo l’equilibrio del suo habitat naturale comprandone uno (Non c’è spazio! Mi avete riempito la casa di cianfrusaglie!). Ciò implica che i vestiti sporchi vanno messi direttamente dentro la lavatrice. Niente di troppo strano se non fosse che lei non riesce a tollerare che i panni sporchi stiano così, esposti e in vista, e che si consacra al lavaggio dei vestiti sette volte a settimana. Anche se da lavare ci stanno solo due paia di mutandine e una maglietta, lei si ostina a lavare, lavare e lavare. E poi si lamenta perché lava troppo e ci cambiamo spesso. Ma se non lo facciamo, passa a rassegna i nostri armadi e ficca tutto ciò che gli capita sottomano in lavatrice, per avere l’impressione di non stare sprecando acqua ed elettricità.
Da qualche giorno a questa parte, se possibile, la sua insania va peggiorando. Pensavamo tutti che dopo la partenza di Berenice sarebbe migliorata almeno un po’. E invece no.
Ogni sera, prima di andare a letto, preparo lo zaino per l’università (sullo sgabello della stanza), i vestiti da indossare la mattina (in bagno) e l’ombrello, in caso il meteo preannunci pioggia, accanto alle chiavi (sullo zaino). E da adesso non è più possibile.
Troppa roba in giro, dice lei. E si diverte a riportare tutto al proprio posto mentre io dormo: l’ombrello nel porta-ombrelli dell’ingresso, i vestiti vengono lanciati a caso dentro l’armadio, lo zaino viene sbattuto a destra e a sinistra prima di essere riposto esattamente dov’era.

Oggi per colpa sua ho dimenticato l’ombrello. Grazie zia.