Non c’è
giorno in cui la Zia non mi ricordi che questa non è casa mia e che qui sono
solamente un’ospite di passaggio. Alla faccia dell’ospitalità. Rimpiango ancora
oggi il giorno in cui mi sono lasciata convincere da lei in persona a compiere la scelta del trasferimento. Mi ha
pregato e implorato: “Sì, dai, vieni a casa mia. C’è tanto di quello spazio…”
Dannata me. E dire che avevo il sentore che sarebbe finita così.
Gli
appendini per i cappotti sono per me, e per mia cugina Berenice nel periodo in
cui viveva con noi, off-limits. Nel corridoio vi è uno specchio gigante su cui
sono disposti ben quattro appendini. L’anno scorso eravamo solite appendere i
nostri due cappotti su uno di quelli e puntualmente, dopo neanche quaranta
minuti, li ritrovavamo stropicciati e spiegazzati sul letto della nostra
stanza. Abbiamo provato a ripetere l’azione tre o quattro volte, con gli stessi
identici risultati. Il tutto fino a che la Zia non ha iniziato a sclerare di
brutto perché “non abbiamo rispetto delle sue cose”, “quasi la stiamo
sfrattando” e “i cappotti vanno appesi dentro l’armadio”. Ogni volta che entro
o esco da casa, il che succede parecchie volte durante la giornata, dovrei dunque
arrampicarmi dentro l’armadio per appendere (o recuperare) il mio sciagurato
cappotto con la consapevolezza che nel corridoio ci sono quattro appendini
(creati apposta per appenderci i cappotti) che non posso utilizzare. Sarebbe
lecito pensare che la Zia li voglia liberi per puro senso estetico… e invece
no. Su uno degli appendini ha appeso pantaloni
e maglietta, su un altro la sciarpa, su un altro ancora il suo smanicato, e sull’ultimo
il nulla assoluto. Non importa che sia libero o meno, è comunque proibito.
Il bagno degli
ospiti, quello che io e Berenice dividevamo, è immenso. Quando siamo arrivate la
zia si è occupata personalmente e senza alcuna richiesta da parte nostra di
svuotare due piccoli scompartimenti nel mobile che si trova sotto il lavandino.
Il suo delirio l’ha apparentemente spinta a dimenticare il particolare che è
stata lei a svuotarlo e a chiederci
di depositare shampoo, balsamo e trucchi vari lì dentro.
Quando uno
sventurato visitatore mette piede in casa della Zia deve sorbirsi la tirata su
come noi, e adesso solo io, stiamo cercando di buttarla fuori di casa. Si
dirige in bagno dove apre le ante dei nostri scompartimenti inveendo ed
esclamando “Guarda! Si sono prese tutto!
Non ho neanche più spazio per le mie cose!” Cose che sono seminate
dappertutto, sia nel suo bagno personale che in quello degli ospiti, e che non
usa. Ombretti, matite, rossetti, correttori anti-età, per le borse sotto
gli occhi, smalti che non sa come utilizzare, cremine per le rughe del mento,
delle orecchie, delle palpebre… di tutto e di più. Roba che continua a comprare,
che si è dimenticata di avere e che, è
convinta, noi rubiamo. Già, perché fremo dalla voglia di impiastricciarmi
la faccia con i sieri anti-età. Ma soprassediamo sulle sue paranoie e parliamo
invece di vestiti. La Zia non possiede un porta-panni per i vestiti sporchi e
non vuole assolutamente che noi alteriamo l’equilibrio del suo habitat naturale
comprandone uno (Non c’è spazio! Mi avete
riempito la casa di cianfrusaglie!). Ciò implica che i vestiti sporchi
vanno messi direttamente dentro la lavatrice. Niente di troppo strano se non
fosse che lei non riesce a tollerare che i panni sporchi stiano così, esposti e in vista, e che si consacra
al lavaggio dei vestiti sette volte a settimana. Anche se da lavare ci stanno
solo due paia di mutandine e una maglietta, lei si ostina a lavare, lavare e
lavare. E poi si lamenta perché lava troppo e ci cambiamo spesso. Ma se non lo
facciamo, passa a rassegna i nostri armadi e ficca tutto ciò che gli capita
sottomano in lavatrice, per avere l’impressione di non stare sprecando acqua ed
elettricità.
Da qualche
giorno a questa parte, se possibile, la sua insania va peggiorando. Pensavamo
tutti che dopo la partenza di Berenice sarebbe migliorata almeno un po’. E
invece no.
Ogni sera,
prima di andare a letto, preparo lo zaino per l’università (sullo sgabello
della stanza), i vestiti da indossare la mattina (in bagno) e l’ombrello, in caso
il meteo preannunci pioggia, accanto alle chiavi (sullo zaino). E da adesso non
è più possibile.
Troppa roba in giro, dice lei. E si diverte
a riportare tutto al proprio posto mentre io dormo: l’ombrello nel
porta-ombrelli dell’ingresso, i vestiti vengono lanciati a caso dentro l’armadio,
lo zaino viene sbattuto a destra e a sinistra prima di essere riposto
esattamente dov’era.
Oggi per
colpa sua ho dimenticato l’ombrello. Grazie zia.