Nel momento
in cui ho aperto gli occhi, questa mattina, ho avuto il bruttissimo
presentimento che quella di oggi sarebbe stata una giornata di merda.
Incredibile come la mia dote di veggente decida di funzionare solo nel caso in
cui si tratti di cattivi presagi. Ci ho azzeccato in pieno. Il presagio
determinante, quello che ha portato alle certa e indissolubile consapevolezza
dell’imminente catastrofe, è stato l’annuncio della zia, sparato a freddo
durante la cena di ieri sera. “Domani mattina dovrò farmi la doccia”. Dopo aver
rantolato per un minuto e mezzo con un frammento di pesce in umido incastrato
in gola, ho pensato con una punta di commozione che avrei dovuto segnare la
data sul calendario e far istituire festa nazionale per tutti gli anni a venire.
Proprio come ho fatto quella volta in cui ho preso otto nel compito di
matematica. Ma in realtà solo stamattina ho realizzato cosa ci fosse dietro
quella novità proferita così a cuor leggero… calamità e sciagura. Secondo una leggendaria diceria appena prima di morire la vittima predestinata avverte
nell'aria odori strani. Quello, il
fatto che la zia avesse usato le parole “farmi” e “doccia” nella stessa frase, avrebbe
dovuto rivelare cosa avrei dovuto aspettarmi dalle successive ventiquattro ore.
In breve.
Marzio è un
carabiniere del distretto di polizia e vigilanza di Grezzano sul Gingillo e
stamattina alle dieci avrebbe dovuto ricevere un premio dal sindaco in persona
per il lavoro svolto duranteblabla. Saremmo dovuti andare tutti: la zia, io e
Adriana. La zia era così emozionata e nervosa all'idea di poter apparire in tv
(sullo stesso canale della idolatrata Barburso), che ha deciso bene di alzarsi
all'alba. Vi risparmio la trina su lei che sbatte le cose e alza e abbassa
serrande a caso in giro per casa per grattarmi via dal letto.
Armandoci di
pazienza e resistendo all'impulso di sedare la zia, partiamo. Ci perdiamo.
Marzio chiama dicendo che ha dimenticato i guanti della divisa. La zia non ha
fatto la doccia promessa.
Ma non
finisce qui.
Dopo essere
arrivati e non aver trovato posto all'interno del parcheggio, riusciamo ad
entrare nell’edificio e non troviamo posto a sedere neanche lì. Aspettiamo in
piedi almeno per una ventina d’anni che finiscano le prove e riprove della
cerimonia alla quale hanno partecipato
moltissimi personaggi famosi (la zia era gasatissima), e almeno millemila
persone tra vigili, carabinieri e polizianza varia.
E alla fine…
niente encomio. Niente, nada, nisba.
Indignati e brontolanti
siamo andati via, non prima di aver perso la zia che era rimasta attaccata,
come una cozza allo scoglio, alle chiappe cascanti del sindaco. L’abbiamo
ritrovata mentre rincorreva tale Pippo Pig, un tipo del programma della
Barburso con sei chilometri di barba e che, a sentire lei, andrebbe sempre in
giro vestito da maialino rosa. E la domande sorge spontanea… perché?